top of page
_5126032_crop%20(FILEminimizer)_edited.jpg
_5125982_crop (FILEminimizer).jpg
_5125952_crop (FILEminimizer).jpg
_5146468_crop (FILEminimizer).jpg
_5125982_crop (FILEminimizer).jpg

                COMMENTI

I quadri di Mario

Nei quadri di Mario l’astrattismo si sposa con il figurativismo in un instabile ed enigmatico equilibrio.

I colori, a volte tenui e delicati, a volte accesi e appassionati, si intrecciano mirabilmente con le linee sinuose, con le figure geometriche, armoniche e simmetriche come specchi ideali, come note di una magica scala musicale...

L’universo cromatico gioca sui contrasti e si avvale dell’uso sapiente dei colori complementari e delle sfumature che, simili a onde sonore, fanno vibrare il nostro animo di inattese melodie.

Le figure che popolano i quadri di Mario assomigliano ad immagini sacre la cui intricata trama ci permette di intuire forme che portano l’eco di mondi lontani nei quali i nostri ricordi e le nostre fantasie possono liberamente vagare: senza problemi e senza ordine enumero i simboli che spontaneamente, in un disordine impensato, si sono presentati alla mia mente: ostensori, icone, calici dell’ultima cena, spade leggendarie, croci che proiettano anti intorno a sé raggi luminosi, ex-voto, reliquie, sacrari, tumuli funerari, dee Kali, Giani Bifronti, vasi votivi, labirinti, colonne, capitelli di templi greci, scale della nuova alleanza, angeli e demoni, torri di Babele, stelle ebraiche…simboli matematici, esoterici, alchemici. Un po’ troppi sì, ma ammaliata dagli accattivanti stupendi colori, a me piace perdermi tra queste figure con la stessa libertà che ti danno le macchie di Rochard: è un’esperienza di libertà nella quale perdendoti, ti riconosci.

Gli sfondi di queste presenze sacre ora ci appaiono come vetrate di antiche cattedrali gotiche, ora come tasselli di splendenti mosaici bizantini…

Queste figurine ci guardano con occhioni vuoti dalle lunghe ciglia, talora con occhietti piccoli piccoli, velati di lacrime, talora con occhi socchiusi, sornioni, innocenti, ma anche incantatori, fiammeggianti di desiderio…

È evidente che vorrebbero comunicare con noi, dirci qualcosa con le loro bocche spalancate, allungate, tappate da reti metalliche. Sono forse esseri vaticinanti?

Guardandole con maggiore attenzione, ci possono apparire manichini esposti in vetrina, statici, immobili, messi lì per farsi osservare da noi…poi, all’improvviso, miracolo!

Mossi da una molla segreta che mette in moto i loro ingranaggi interni, pervasi da un vento vivificatore, inaspettatamente questi modellini si animano, improvvisano una passerella, si fanno conoscere ad uno ad uno: avanzano verso di noi danzando, roteando, zoppicando, cantando, copulando, suonando, invocando aiuto, pregando…

Quasi fossero personaggi in cerca di autore, elemosinano la nostra comprensione, la nostra pietà. Vogliono carpire la nostra simpatia, la nostra benevolenza, raccontandoci la loro storia, il loro tormento interiore, il loro dramma esistenziale.. . poi ritornano improvvisamente immobili, assumono di nuovo le loro pose abituali, staccate, fredde, indifferenti da belle statuine… È stato solo un sogno? Forse, nella realtà, non si sono mai mossi.

Ti ispirano tenerezza, desiderio di proteggerli, di consolarli per le loro incompletezze, le loro menomazioni . Vorresti prenderli in braccio, accarezzarli, cullarli, curarli, chiedere loro perdono perché anche tu, non solo l’artista, sei responsabile delle loro imperfezioni, deformità. Loro sono la metafora dell’umanità dolente.

Simboleggiano l’uomo disgregato e contorto, l’uomo alienato, emblema del nostro mondo e del nostro tempo, demiurgo fallito nel suo desiderio di creazione e nel suo delirio di onnipotenza…, rappresentano tutti noi.

Allora non puoi che provare pietà per loro e per te stesso, non puoi se non abbracciarli e piangere, tremare, pregare insieme a loro, accomunati dal comune destino di esseri mortali, evanescenti e transeunti.

Qual è la vera identità di queste aparizioni? Qual è la loro vera natura? Sono ectoplasmi che vorrebbero uscire dall’ombra in cui vivono, fantasmi che vorrebbero liberarsi dal sortilegio che li tiene prigionieri, assurgere alla fisicità, alla dignità del vero essere?

Sono esseri in costruzione, tentativi non riusciti di raggiungere la pienezza della vita?

Sono congegni antropomorfi in bilico, sospesi tra un futuro robotico e un passato primitivo e mitologico? Indecisi se intraprendere la via dell’inanimato e dell’informe o quella dell’organico, del movimento, dell’umano.

Creature meccaniche gravide, in cerchio, di altre creature meccaniche.

Creature che, attraverso una lunga e tormentata gestazione o auto germinazione, cercano di svincolarsi, cercano la vita e la libertà cui anelano.

Oppure, ipotesi conturbante, sono esseri morti, già in decomposizione, dispositivi meccanici in demolizione?

Ovvero, ipotesi esaltante, sono esseri provenienti dallo spazio, originari di altri pianeti ? Che mistero nascondono? Quale navicella spaziale li ha condotti fino a noi ? Di quale civiltà e cultura extraterrestre sono depositari?

Per costruire queste figurine, Mario ha pescato da tutti i regni del creato e anche dai regni del Creatore. Elementi del mondo minerale, vegetale, animale, divino e soprannaturale, si fondono a formare, in mirabile sintesi, le sue costruzioni in cui, aggrovigliati tra loro, si scorgono le immagini più disparate e multiformi: cactus, pesci, polipi, totem, partorienti, insetti, labirinti, uteri, simboli fallici, divinità primitive, teste coronate, capitelli, scale del Paradiso…

Mario è un visonario. Le sue creature, anche se incomplete, o, anzi proprio perché difettose, sono bellissime, sublimi, ineffabili, inafferrabili.

Hanno il fascino arcano degli esseri pensati ma non concepiti, desiderati ma non realizzati, scolpiti appena accennati, come la Pietà Rondanini di Michelangelo.

Loro sanno di essere belli, ora non dipendono più dall' artista che li ha creati, godono di luce propria e vogliono vivere, essere amati, conosciuti, ammirati. Hanno tanto da insegnarci, hanno una missione da compiere: svelarci il mistero della vita e della morte. Tocca a noi decifrare il loro messaggio, il codice segreto, la dottrina sapienziale di cui sono espressione, un sapere antico che spezza e supera tutte le nostre categorie mentali, concilia gli opposti in una visione pacificatrice del reale e del sogno.


Impressioni di un’amica che in silenzio e solitudine si è persa tra i quadri di Mario.

Dott. Chiara Locatelli Bellomo

41_5126267_crop In cammino.jpg

LA PITTURA DI

MARIO TARANTINO

Si può essere artisti anche evitando il confronto col pubblico, coltivando una passione che si considera segreta e quasi proibita, nascosta ad occhi estranei, alla ricerca di un’espressione personale, di un’arte che nasca dall’esplorazione dell’arte stessa. E così si sviluppa la passione al confronto (ripercorrendo il cammino dell’arte del ‘900) fra le proprie potenzialità, aspirazioni e l’opera di Maestri affermati.

Può essere che, poni, fra le tante, l’opera di un Lorenzo Viani, la sua pittura sofferta e introspettiva, sia stata da stimolo e da viatico per il cammino intrapreso anche da Mario Tarantino; al fine di cercare se stesso, la propria identità di artista, e per indagare il mondo, la realtà, al di là e al di fuori delle apparenze. E’ così che la sua pittura si proietta in una ricerca, allargata a una aperta e libera dimensione culturale, svolta con intelligenza e
passione.

Ne escono ritratti stilizzati che sembrano interrogarsi sulla propria identità, figure allegorizzate, paesaggi scomposti secondo schemi cubisti o surrealisti atti a suscitare emozioni, o astratte costruzioni geometriche cariche di energia e di valori cromatici, soggetti vari e temi compositi. Compaiono richiami o citazioni da Casorati, De Chirico, Picasso, Modigliani, Kandinskij ed altri, a riprova di un percorso nell’ambito Novecentesco ispirato alla varietà e alla libertà della ricerca.

Mario Tarantino, nelle sue opere, pur sfumando spesso i colori, non sembra privilegiare una pittura tonale, ma si esprime attraverso un cromatismo controllato e contenuto, con
campiture di colore e decise pennellate, in un solido e morbido equilibrio coloristico; circoscritto all’interno della trama del disegno, ma spesso semplificato ed in evidenza. A volte il colore si carica di valore espressivo alla Van Gogh.

Ogni quadro ha una narrazione complessa ed elaborata, in una dimensione culturale che non è di immediata lettura o interpretazione. Sarà un’indagine, questa, da condurre in un futuro prossimo, per chi voglia sviscerare i contenuti delle opere.

Rimarchevole anche la presenza di qualche soggetto sacro, dove l’intento non appare di carattere devozionale, ma si prospetta come un’indagine su quel punto d’incontro fra divino e umano che ci interroga nell’ambito del pensiero.

Mario Tarantino, come artista, è rimasto nell’ombra per tutta la vita, nascosto, rifiutando di partecipare a mostre o a concorsi. Una riscoperta postuma appare perciò doverosa al fine di una adeguata valorizzazione.

Prof. Franco Casati

12 5136441_crop (FILEminimizer).jpg

Grazie Rosanna d’avermi fatto ascoltare il silenzio di Mario.


Tutto ciò che facciamo si affaccia sull’infinito (Vincent Van Gogh).


“Uno ha un grande fuoco nell’anima e nessuno viene mai a scaldarsi, i passanti non scorgono che un po’ di fumo in cima al comignolo e se ne vanno per la loro strada. E allora che fare, ravvivare questo fuoco interiore, avere del sale in sé, attendere pazientemente -ma con quanta impazienza-, attendere il momento in cui, mi dico, qualcuno verrà a sedersi davanti a questo fuoco, e magari vi si fermerà”.

A Theo Van Gogh, 22-24 giugno 1880

Cara Rosanna, questo è uno scrigno dove sono nascosti tanti gioielli. Grazie di custodirli con tanto amore.

Loredana

Questi quadri mi emozionano molto.

Non sono un critico né uno storico d’arte, ma mi sembra che l’autore sia un eclettico che ha urgenza di mettere su tela il tumulto di sentimenti che lo agita, lo commuove, lo intristisce o lo esalta.

E questi sentimenti vengono trasmessi all’occhio di chi guarda e ovviamente al cervello (o anima?).

Vi ho rivisto in rapida sequenza cubismo, astrattismo, una pennellata di De Chirico e l’uso del colore al modo del nostro Van Gogh.

Forse mi sbaglio ma ho ricevuto queste impressioni.

Meriterebbe senz’altro una mostra.

Cordialmente.


Dott. Claudio Mazza Editore Nuova Ipsa

Le opere di Mario Tarantino mi emozionano sempre tanto, sono un' esplosione di colore, luci, ombre, gioia, malinconia, tristezza, tenerezza, forza, vitalità,mistero. Ti chiedi cosa può voler voluto comunicare con il suo dipinto, ma la risposta la trovi dentro di te: emozione e ammirazione per aver potuto godere di un dono unico e raro. Grazie Mario e non solo per il dono che il dono lasciato, ma anche per la gentilezza e la profonda umanità.


Patrizia Domenici

Carissima Rosanna,

è una presentazione dell'opera di Mario bellissima e personalissima, come solo tu che gli sei vissuta accanto potevi scrivere! Sei riuscita a rendere bene l'dea del silenzio e della riservatezza in cui sono nati i suoi dipinti e, nello stesso tempo, della loro straordinaria potenza comunicativa...Possono anche essere paragonati a certi graffiti preistorici nelle grotte che sono stati protetti dal buio per millenni e riportati solo recentemente alla luce della loro folgorante scoperta, Quindi trovo che il tuo intervento per permettere a tutti di conoscere l'opera di Mario sia prezioso, con il tuo commento insostituibile che ci permette di entrare in punta di piedi in un mondo sconosciuto e misterioso, fatto di forme, immagini, colori, pervasi da fantasie misteriose, quello di un artista e uomo sensibilissimo. Grazie

Anna 

bottom of page